Fa un effetto strano e sconcertante quando il clima di un’intera città cambia in fretta, apparentemente di colpo, soprattutto quando assumono rilevanza collettiva quelli che sembravano i tuoi incubi personali. Prima dei fatti gravi che finiscono in prima pagina, infatti, vi sono migliaia di eventi minori, piccole perturbazioni che stridono con la realtà consueta sintomo, talvolta impercettibile, che questa sta cambiando. Si parte dalla faccia basita di joeCHIP quando a Ponte Sisto per farsi largo tra la folla una biondina condisce i propri spintoni con un negro di merda levate dar cazzo, indirizzato , tra i molti che le ostruiscono il passaggio, ad un gigante senegalese. Si passa per quel ragazzetto di nemmeno vent’anni che io e Brigante dobbiamo dissuadere a Campo de Fiori mentre vorrebbe prendere a cascate in faccia un ambulante del Bangladesh che lo accusa di avergli rubato delle penne (e l’italiano gliele aveva rubate davvero). Comincia così e poi, soltanto poi, segue la cronaca piu’ grave quella di cui si parlava nei post precedenti, quella che mediaticamente va disinnescata tramite la depoliticizzazione del gesto criminale.
Ad esempio nella cronaca della recente aggressione del Pigneto, seguendo il consueto copione, le svastiche individuate dai primi testimoni oculari svaniscono nel nulla (chissà se ci sono mai state davvero) e con esse la matrice politica dell’aggressione ai negozianti bengalesi. Si sposa la tesi della ritorsione per il furto d’un portafoglio avvenuto poche ore prima da parte di un avventore del primo negozio aggredito. Si sposa cioè la tesi degli aggressori, per non disturbare il clima di dialogo che vede maggioranza e opposizione concordi nell’affrontare il tema sicurezza: causa, come è noto, di ogni italico soffrire. Il fatto che non fossero stati i negozianti in questione a rubare il portafoglio, il fatto che il presunto furto sia stato soltanto usato dal capobranco a pretesto per l’organizzazione del raid, il fatto che siano stati coinvolti negozi adiacenti gestiti da immigrati che nulla avevano a che fare col furto, diventano questioni irrilevanti.
Come ci spiega l’onorevole Gasparri, che di neofascismo un tempo se ne intendeva, “La violenza va sempre condannata e con essa il tentativo di strumentalizzarla”. Non avevano il fez né le divise da gerarchi e non cantavano Giovinezza, quindi non si tratta di violenza politica. Parlare di un clima neofascista in Italia appena una banda organizzata di giovanotti pesta e aggredisce degli immigrati inermi, è dunque una bieca strumentalizzazione.
Piu’ facile spiegare, come fa Alemanno, che la colpa è del lassismo della sinistra sulla sicurezza, intendendo forse che non ci si puo’ aspettare altro che le squadracce se non si risolve la questione del furto di portafogli.
Più ardua l’acrobazia per depoliticizzare il pestaggio del conduttore di Deegay.it Christian Floris, avvenuto invece venerdì. Il ragazzo è italico fino al midollo e per giunta di carnagione chiara, non è quindi riconducibile all’insicurezza degli italiani e al degrado notturno dei viali e delle stazioni. Che si tratti di un caso di omofobia contro un omosessuale in qunto tale, perché questi si batte per i diritti dei gay e lavora in un portale webradio legato a quel mondo? Un aggressione politica?
Attenzione, non corriamo. Già vi vedo con le vostre assurde illazioni voi perfidi strumentalizzatori… Non dovremmo forse chiederci invece se, più semplicemente, a coloro che lo hanno mandato all’ospedale non piaceva la musica che passava in trasmissione? E in quel caso, possiamo forse dire che la musicofobia sia di estrema destra?
Come volevasi dimostrare il neofascismo in Italia non esiste né come movimento politico organizzato, né come clima culturale generalizzato che offre alla gente le sue facili risposte trasformandosi in azione xenofoba criminale, rappresaglia, pogrom e, perché no, voti.
Nell’anno del 60esimo anniversario della Costituzione antifascista, tra una via dedicata ad Almirante e l’istituzione un commissariato etnico, la politica italiana impara ad essere finalmente bipartizan e antideologica. Nessuno dagli scranni del parlamento soffia sul fuoco della rabbia popolare contro il diverso, legittimandola di fatto. Chi dice il contrario vuole soltanto sabotare il clima politico finalmente pacificato tra maggioranza e opposizione. Perchè la violenza è sempre da condannare, ma anche chi la strumentalizza…