Dinamiche Darwiniane e Ludoteche virtuali.

Incontro Max Plank, aka Prion, circa una volta l’anno a causa dei settemila kilometri che separano le due sponde dell’Atlantico. In quelle occasioni si fa tira tardi fumando, bevendo e infliggendoci elugubrazioni  reciproche  sulla vita, la morte, l’universo e altre cose che non si sa bene da che verso prendere. Visto che Internet azzera le distanze e adesso ha un blog anche lui, forse le conversazioni si faranno piu’ frequenti anche se dubito verremo mai a fondo di qualcosa. Il blog si chiama Darwinian Dynamics, è appena nato e comincia con un bel post.

Le distanze geografiche tra me e  Uthertepes restano invece, almeno formalmente, di pochi metri. Anche Uther ha aperto il suo ennesimo blog che parlerà di giochi di ruolo, da tavolo, videogames e altre simili passatempi che trova sempre il tempo per coltivare. Si chiama Ludica Mente probabilmente non ci scriverà da solo, sono anzi invitati a scriverci  anche The Prez e la cerchia di competenti ludomani della quale si circonda, linko anche questo aspettando il primo il post.

Marketing e progresso: contro il “Family Day”.

Mi pare che il Family Day a conti fatti si reggesse, infondo anche a detta degli stessi organizzatori, su tre momenti fondamentali: la rivendicazione di politiche per la famiglia, la festa per la gioia incommensurabile di “essere una famiglia tradizionale” e l’elemento polemico-politico in opposizione ai DICO. Le spinte maggiormente (anche se non esclusivamente) caratterizzanti di questi tre momenti mi sono parse: demagogia, vittimismo e discriminazione.

Demagogia. Chi non è per la famiglia?
Il primo momento, quello propositivo che contiene gli elementi di rivendicazione,mi pare sostanzialmente demagogico e incentrato sull’argomento fin troppo abusato a destra e a sinistra delle “famiglie che non arrivano alla fine del mese”. La mia sarà una posizione veteromarxista eppure a me pare che in realtà “certe famiglie non arrivano alla fine del mese”, cioè i ceti bassi e medio-bassi, quelli che non arrivano “mai alla fine del mese” nei periodi di declino economico. Tra il 2000 e il 2006 questo paese ha attraversato il piu’ grave rallentamento della storia Repubblicana intermini di crescita del PIL, totem sacro nel paradigma economico attuale e ahimè metro di ogni valutazione sociale ed economica, di cui hanno sofferto le famiglia ma anche i giovani single sotto i trent’anni (fino al non POTER diventare famiglia) e i pensionati. Ammettere questo significa spostare il problema da una categoria trasversale alla stratificazione economica e legata a valori tradizionali come quella di “famiglia”, a quella di “classe” categoria che alla Chiesa piace meno. E’ chiaro che la famiglia rappresenti l’elemento fondante della comunità umana, ma ne rappresenta anche l’elemento minimo, se la disgregazione sociale e politica non permette più di riconoscersi in una “classe”, in un progetto sociale ampio che sia un partito di massa o un sistema di valori comuni, come non riconoscersi nei propri figli, nella propira moglie o nei propri genitori? Un obbiettivo minimo su cui non si puo’ non concordare. Come fa giustamente notare Uther Tepes la chiesa cattolica in fatto di marketing ha ancora tanto da insegnare, tuttavia se si vuole davvero mettere “la famiglia” al centro dell’agire politico ci si dovrebbe rivolgere anche alla creaziome di nuove famiglie oltre che alla tutela di quelle già costituite. Questo comporterebbe chiaramente politiche drastiche di lotta al precariato, sostegno all’acquisto della prima casa, abbattimento del livello degli affitti e rilancio dell’edilizia popolare. Si recupererebbe così quella parte di coppie di fatto eterosessuali che sono tali perchè non hanno la possibilità di sposarsi e fare figli, colpendo però contestualmente dei mercati, come quello del lavoro e degli immobili, sulle cui speculazione si é di recente arricchito qualcuno a danno di chi parte da zero. Qualcuno che di sicuro “tiene famiglia”, benestante e multipla, e magari è sceso pure in piazza. Il marketing vende e lo fa spesso attraverso messaggi che colpiscono la parte irrazionale del cervello. Il marketing non risolve i problemi e non ne ha mai risolti, semplicemente perchè non è il suo compito.  Per questo non concordo con Uther, che forse ironicamente, invita i laici ad imitarne le strategie.


Vittimismo. La famiglia accerchiata dai comunisti e dai gay(*).
La festa in cui si festeggia la propria appartenenza a qualcosa è piuttosto comune: è tale pure il GAY PRIDE. Nel caso del Gay Pride c’è un elemento discriminatorio innegabile nella società contro gli omosessuali, a cui si contrappone un “orgoglio” ostentato, spesso superficialmente(**), nel tentativo di sfidare il pregiudizio diffuso. La festa va benissimo. Quello che non capisco, o meglio capisco e non accetto, è l’atteggiamento vittimistico suscitato dal mantra clericale dell'”attacco alla famiglia”. Questo tipo di mantra da accerchiamento creano strani e irragionevoli fenomeni come nel caso di quella tipa che, davanti a me e ad una furibonda Trashick, ha sbottato di recente: “se continua così in questo paese ci si dovrà vergognare di essere etero”, in particolare la tipa si sentiva discriminata perchè le piacciono gli uomini. Bah. Sullo stesso tono un seminarista intervistato dal Manifesto sosteneva che “La famiglia è il fondamento della mia fede, vengo da una famiglia con dieci figli, è inaccettabile che qualcuno tenti di distruggerla. Un tempo non c’era bisogno di scendere in piazza per difendere la famiglia ma adesso siamo costretti”. Ci si aspetterebbe da un momento all’altro il seguente lancio Ansa:

ANSA: L’armata rossa, torrente d’acciaio, ha portato i propri carri armati su via della Conciliazione e si appresta a radere al suolo il Vaticano. Per editto del soviet supremo stanno per essere sciolte le famiglie tradizionali. I figli di quest’ultime saranno affidati a delle coppie omosessuali di comprovata lealtà al partito. Sarà il partito stesso ad assegnare dei partner omo per i genitori borghesi espropriati della prole, i quali verranno rieducati alla sodomia e al cunnilingus davanti alle effigi di Mao, Stalin, Lenin e Marx resi nudi e bolscevicamente virili con Photoshop.


Cazzate come quelle udite dalle labbra della tipa e dell’apprendista prete potrebbero essere bollate come le farneticazioni di menti deboli ed isolate, se non ché esse sono perfettamente in linea con gli slogan di Bagnasco, Ruini, del telepapa e di tutto il politicame bipartisan che gli si accoda, almeno a chiacchiere, quotidianamente. I vertici del marketing vaticano sul vittimismo infondato, hanno deciso di puntarci  forte.

Discriminazione. La famiglia come DICOno loro.
Il progresso, che non va confuso con lo sviluppo col quale spesso ha poco a che fare(***), è quella tendenza  all’allargamento dei diritti di cui dovremmo andare orgogliosi e che ci è costato spesso dure lotte. Ad ogni conquista si è opposta una reazione, spesso bigotta, ma non sempre priva di argomenti razionali. In questa tensione siamo abituati a movimenti che scendono in piazza rivendicando qualcosa per se stessi, gli esempi sono infiniti, o che ne chiedono per altri come nel caso degli anti-G8 occidentali. Siamo abituati anche a manifestazioni di segno contrario atte a negare diritti ad altri per la paura che tali diritti nuocciano a coloro che già li posseggono: ad esempio una manifestazione contro gli eccessivi flussi immigratori si fonda sul timore che dando agli stranieri il permesso di soggiorno la ricchezza verra spartita ulteriormente senza che sia aumentata complessivamente e che, magari, la sicurezza e le condizioni di vita peggiorino per tutti.
Il Family Day fa pero’ qualcosa d’altro: persone che hanno certi diritti si battono perchè questi non vengano riconosciuti ad altri, senza che questo riconoscimento possa nuocere loro, o a terzi, in alcun modo. Stavolta vorrei ricordare non c’è l’embrione di mezzo, elemento terzo da tutelare, né il feto, né la possibilità che il proprio partner ancorato dalla tradizione ad un matrimonio detentivo e indissolubile chieda il divorzio. Satvolta non ci si limita a fermare una misura progressista (allargamento dei diritti) per difendere i propri interessi ma per il puro gusto di fermarla, per pura meschinità umana. Il motto è: <<No ti riconosco un diritto perchè non mi piace che tu ne usufruisca>>, questa cosa ha un nome e si chiama discriminazione. Peggio che fermare il progresso per una ragione irrazionale e discriminatoria come questa c’è soltanto il regresso: la revoca dei diritti per infami motivi, quello che venne fatto agli ebrei nel ’38. Non si arriverà a nulla del genere questo è chiaro, ma le attuali forze reazionarie sono tali da andarci tanto vicino (pensate agli strali di Bagnasco che accomuna omosessuali e pedofili), quanto la democrazia e l’Europa (pensate a Buttiglione) lo permettono. Se non fosse per la comunità fondata insieme a paesi piu’ civili di noi e per la costituzione repubblicana, temo non ci sarebbe limite al peggio.

L’unica sponda del Tevere.
A queste forze reazionarie bisogna opporsi strenuamente e con maggiore determinazione se si nascondono a sinistra, come nel caso di Rutelli o di Prodi che ha affossato i DICO rimandandoli ad un parlamento strumentalmente ostile; perchè la reazione c’è sempre stata ma c’è sempre stata anche un’alternativa, un’altra sponda sulla quale militare. Dopo l’omologazione politica liberista, oggi rischiamo di viverne una clericale. La tettonica a placche, benedetta dalla Chiesa e dai vertici dei DS, che ha portato alla deriva moderata del PD ha azzerato lo spazio politico del contendere in tema di laicità: il Tevere ha ormai una sponda sola che ci rende tutti virtualmente cittadini vaticani.

Per queste ragioni sono contrario a questo Family Day.

(*) E pare che una cosa non escluda l’altra.

(**) “Si anch’io ho diritto alla pensione di reveribilità” è un conto, “si anch’io ho diritto a ballare la tecnho col culo di fuori su un Pick-Up mentre amoreggio col mio compagno”, non dico sia un male, ma di certo è un altro conto.

(***) La Cina regina dell’uno e quasi del tutto priva dell’altro insegna.

Libri da ringraziare.

Su invito di Lilian raccolgo la catena per blogger nella quale si citano gli incipit dei cinque libri che “hanno cambiato la tua vita”. Non elenchero’ i libri più belli, non saprei da che parte cominciare, ma quelli che ho letto al “momento giusto” ed hanno contribuito a cambiare qualcosa che andava cambiato. Un ringraziamento a essi e a coloro che li scrissero.


Lo Hobbit- J.R.R. Tolkien
Letto a quattordici anni e col quale ho scoperto che leggere poteva essere divertente.

“In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era u”na caverna brutta, sporca, umida piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.”


Il lupo della steppa- H.Hesse
Letto a diciassette anni e grazie al quale ho capito che con la parola scritta puo’ instaurarsi un rapporto personale.

“Questo libro contiene le memorie lasciate da quell’uomo che, con un’espressione usata sovente da lui stesso, chiamavamo il “lupo della steppa.”

Così parlò Zarathustra- F.Nietzsche
Letto a diciotto anni senza il quale non saprei che da quel rapporto personale con la parola scritta le tue convinzioni possono uscirne con le ossa rotte. E spesso è un bene.

“Quando Zarathustra ebbe trent’anni, lasciò il suo paese e il lago del suo paese e andò sui monti. Qui gustò il suo spirito e la sua solitudine, per dieci anni, senza stancarsene. Ma alla fine il suo cuore si trasformò – e un mattino egli si alzò con l’aurora, andò dinnanzi al sole e gli parlò.”

L’esistenzialismo è umanesimo.- J.P. Sartre
Letto a ventiquattro anni con le cui tesi mi sentivo, e mi sento ancora, sostanzialmente d’accordo. 

“Vorrei qui difendere l’esistenzialismo da un certo numero di critiche che gli sono state mosse. Innanzi tutto lo si è accusato di indurre gli uomini ad un quietismo di disperazione, poichè, precluse tutte le soluzioni, si dovrebbe considerare in questo mondo l’azione del tutto impossibile a sfociare, come conclusione una filosofia contemplativa; il che , essendo la contemplazione un lusso , ci riconduce ad una filosofia borghese. Tali soprattutto le critiche dei comunisti.”

Radio Libera Albelmuth – P.K. Dick
Letto a vent’otto anni e che, chissà perchè, scelsi come  spunto per aprire questo blog.

“Nell’aprile del 1932 un bambino aspettava insieme al padre e alla madre il traghetto per San Francisco su un molo di Oakland, California. Il bambino, che aveva quasi quattro anni, noto’ un vecchio mendicante cieco, grosso, bianco di barba e capelli, che se ne stava in piedi con un piattino in mano.”


A questo punto dovrei a mia volta passare la palla ad altre persone che siano bloggomunite e che non vi abbiano, almeno a quel che ne so’, già partecipato: lilith979P.K.Dick , JoeCHIP  e naturalmente chiunque altro ne avesse voglia.