
Alcuni furono giovani durante l’Unità d’Italia, altri sotto il ventennio, sotto le bombe o durante la ricostruzione, a noi è toccato lui e saremo ricordati e catalogati nella memoria postuma collettiva anche in relazione a ciò.
Se lo trovate un po’ triste pazienza, non potete farci nulla.
Noi verremo ricordati per i nostri usi e costumi, per le tecnologie di cui disponiamo, per i danni che forse stiamo provocando alle generazioni future, verremo ricordati come massa, gente, popolazione, in qualche modo ospiti del suo tempo.
Berlusconi al contrario è già ampiamente nella grande Storia, se non merito almeno per longevità politica, eccezionalità del personaggio e notorietà. Malgrado ci sia una setta di esaltati, forse sinceramente entusiasti e neppure prezzolati, che vorrebbe candidarlo al Nobel per la Pace (http://silvioperilnobel.sitonline.it/), non è stato di certo il miglior Capo del Governo dall’Unità d’Italia ad oggi(*), ma è di certo uno dei più noti e significativi(**).
Il modo e la completezza con cui ci raccontiamo quest’epoca ne segnerà la traccia futura, porrà parte delle basi del giudizio storico su l’Italia di oggi.
Quanto ci siamo raccontati Berlusconi? Tanto, troppo, fino alla nausea.
In gran parte e grazie ai propri straordinari mezzi editoriali si è raccontato lui stesso, con toni apologetici, fin oltre la decenza a cominciare da “Una storia italiana”, opuscolo omnidistribuito col quale un mio coinquilino foderò goliardicamete la tazza del water.
I dossier giornalistici italiani ed esteri sono innumerevoli, su di lui si sono spese, spesso fino allo scontro e alla capitolazione, le più autorevoli firme del nostro tempo (Montanelli, Biagi, Sartori, Bobbio). Le pubblicazioni in merito del solo Travaglio sfioreranno ormai le diecimila pagine e in generale, di libri su Berlusconi ed il berlusconismo ce ne sono francamente quanti ne volete. La televisione ha spesso trattato male ed in modo incompleto l’argomento, censurando e oscurando a destra e a manca, ma basterebbe una scrupolosa antologia di Blob e le stesse dichiarazioni del premier a restituirne in modo esauriente la dimensione umana e politica.
L’arte, il cinema in particolare, meritano un discorso a parte.
Shooting Silvio non istiga all’omicidio politico ma lo esorcizza, tanto che la vittima non vi compare, ed il dramma è tutto interno al potenziale omicida la cui sconfitta è inesorabile.
(*)A mio avviso se la gioca in zona retrocessione seguito dall’ ineguagliabile Duce e ha ormai doppiato in quanto a ignominia tutta la Prima Repubblica.
(**) Nell’accezione che intendo furono significativi Hitler e Stalin, quindi non v’è giudizio di merito.