Quando Lapo Elkan ebbe la sua nota vicissitudine non ne scrissi niente. Non scrissi prima di tutto per una ragione di natura semi-etica riguardante il fatto che in quel momento si parlava di un tizio al tappeto che, anche se a causa propria, stava male davvero. Non mi sembrava cavalleresco farci ironia sopra. La seconda ragione è di natura semi-pratica cioè non me ne frega sostanzialmente un cazzo di chi Lapo si fa’ né con che cosa Lapo si fa’. L’unica cosa su cui avrei voluto scrivere era la comica posizione dei media in bilico tra il consueto sciacallaggio gossipparo e il timore reverenziale verso la dinastia del padrone. Col senno di poi mi pare abbia prevalso la seconda.
Adesso pero’ il giovane rampollo sta bene, frequenta serate mondane in cui si presentano i suoi nuovi occhiali fashion e, rilasciando interviste a Repubblica, Lapo parla.
Perchè Lapo magari non pensa, pero’ parla.
Parla con una giornalista (a giudicare dal tono delle domande non si fatica ad immaginarla prostrata ai suoi piedi) di quello che è successo e di come ne sia uscito.
Innanzitutto Lapo finge di assumersi le colpe di quanto gli è capitato salvo poi specificare che qualcuno gli ha dato la coca tagliata con l’ero. Lapo Elkan pur disponendo di fondi tali da comprarsi tutta la Bolivia e un pezzo non trascurabile di Colombia, pur essendo uno che puo’ farsi arrivare la roba piu’ pura del mondo su un jet privato che gli atterra direttamente in salotto: si è fatto rifilare una sòla alla Stazione Centrale. Quindi siccome il festino è finito male la colpa non è sua ma “delle cattive compagnie”: sti tizi pericolosi che circuiscono i ragazzi di buona famiglia come lui. Questo non sa nemmeno drogarsi di nascosto dai genitori, pero’ magari gli vogliono far guidare un pezzo della FIAT. Vabè.
L’intervista prosegue e Lapo prima accenna ad un suo fumoso progettoper il futuro, la cosidetta Italia 2.0 ( rovinare ulteriormente l’immagine dell’Italia 1.0 mi pare un lavoro titanico, ma se qualcuno puo’ ruscirci quello è proprio Lapo Elkan), poi racconta di come sia infine uscito dal suo momento peggiore e superando se stesso, descrive l’accaduto con una storia che rappresenta un indiscutibile capolavoro del surrealismo. La storia comincia con il Nostro che si trova nel suo loft di Tribeca, il costosissimo quartiere artistoide di Manhattan, ed è in depressione. La depressione è una questione serissima, realmente interclassista, una belva tetra e intima, sulla quale non faro’ ironia. Discorso diverso è per come Lapo dice di esserne uscito. Lapo racconta che un mattino, mentre si trovava nel suddetto loft, viene a citofonargli un caro amico di nonno Gianni: Henry Kissinger.
E’ tutto vero, Henry Kissinger lo va a prendere e lo porta a fare colazione da Brooks un posto a detta dello stesso Lapo estremamente formale. Immaginate la scena di Lapo da Brooks insieme a Kissinger, circondato dai papaveri di Wall Street che, dice lui, lo guardano male. Non è piu’ uno di loro. Ha sbagliato e si sente fuori dal branco, isolato, reietto. Accanto a lui pero’ c’è Kissinger, l’amico di nonno Gianni, a fargli da scudo, a tenere a debita distanza con la sua autorevolezza le occhiatacce severe del gotha economico. A questo punto il vecchio Henry gli parla in modo paterno e Lapo ha l’illuminazione: <<Lapo, anch’io nella mia vita ho fatto molti errori>>
Nota, Henry Kissinger è uno che quando fa un errore c’è il rischio che ci lascino le penne tre milioni di vietnamiti, mica cazzi.
E’ uno che se ne intende, Kissinger.
<<L’importante è ritrovare il talento dentro di sè e ripartire a testa alta>> E giu’ a bombardare il Nicaragua coi soldi delle armi vendute all’Iran mi verrebbe da dire. Eureka! Deve invece aver detto Lapo che conscio del proprio talento (quale Lapo, cazzo? quale talento per fare che? ) è ripartito di slancio con la sua Italia 2.0.
Inizialmente viene da pensare che meriti di essere gettato nudo in pasto a suoi coetanei dell’Athesia mentre sproloquia della forza del talento, lasciando che questi lo usino come ostaggio nella trattativa per i rinnovi. Stavolta pero’ l’illuminazione l’ho avuta io e, pur non trovando traccia del decantato talento, ho intuito la grandezza della sua figura. Mi spiego. Il mondo in cui Lapo vive è talmente irreale e gli strumenti che ha per comprenderlo sono talmente ridotti, che non lo si puo’ trattare come un individuo esattamente in grado di intendere e di volere. Lapo è fuori dalla polemica e fuori dalla discussioni, perchè non capirebbe né l’una né le altre. Lapo è talmente ignaro di tutto da essere innocente, anche quando fa o dice cazzate. Lapo è una maschera popolare, troppo caricaturale per essere vero.
Lapo non si muove nel mondo reale, ma nel teatrino buffonesco del jet set, cresciuto tra erre moscie , starlette e la clac dei cortigiani. Le maschere popolari, anche le piu’ antipatiche, in fondo non possono essere odiate perchè appartengono al palcoscenico e non alla realtà, è il loro ruolo inconsapevole, non sono cattive è che le disegnano così.
Semplicemente Lapo vive in una specie di Truman Show tutto suo in cui nessuno teme minimamente che lui possa accorgersi del trucco. Con la partecipazione straordianria di Henry Kissinger.
No davvero, anche se non gli affiderei nemmeno una gallina al guinzaglio, figuriamoci le redini di un colosso industriale, mi sta quasi simpatico. E’ un aristocratico decadente trasportato coattamente nella società dell’informazione.
Certo, quando un giorno potrebbe trovarsi al timone della FIAT e con centomila metalmeccanici incazzati sotto casa che aspettano un rinnovo da sette anni, si troverà a rispondere: , saranno cazzi. Ma quel giorno, grazie a Dio, sembra ancora lontano.
Detto questo e appurato che Lapo è una maschera moderna, non resta che capire quale maschera. Possibile sia un inedito? Non lo è (manco sto’ talento). L’ho scoperto perchè mi sono venuti in soccorso l’acume e i gusti cinematografici di JoeCHIP che mi ha girato i link di uno spezzone tratto dal film “I nuovi mostri”.
Vi troverete l’archetipo di cui Lapo è la versione 2.0.
Guarda che tu a Lapo non gli rendi mica giustizia, e’ vero che le cattive compagnie possono traviare. Io ad esempio da piccolo per colpa di una cattiva compagnia ho dato fuoco a una macchina! (.. e’ andata cosi no?)
Sei un genio Jack, sto post mi ha fatto ridere per dieci minuti!
ho creato un (nuovo) mostro! ;-)
“I have never let down Italy and I never will”
Italian ‘Kennedy’, on NYT